Sāmkhya (o Sankhya) è il sistema filosofico ritenuto alla base dello Yoga.
E’ probabilmente il più antico fra i sistemi filosofici indiani. Elementi di Sāmkhya si trovano già nei testi sacri Upanishad più antichi, e un sistema già definibile come Sāmkhya (ma teista) è esposto nel poema epico Mahābhārata, è inoltre la filosofia di riferimento dei testi Purāna. Elementi di filosofia del Sāmkhya permangono in gran parte dei Darshana (visioni della realtà), dallo Yoga classico (che si fonda sulle Sāmkhyakārikā) al Vedānta e alle scuole scivaite.
La fondazione del pensiero filosofico si attribuisce al Saggio Kapila ed il testo base del Sāmkhya come sistema (Sāmkhyakārikā) fu scritto da Īśvarakrishna intorno al III-IV secolo. Le Sāmkhyakārikā riconoscono tre pranamas (mezzi di conoscenza): pratyaksha (percezione sensibile diretta), anumana (inferenza logica) e aptavacana (testimonianza autorevole).
Sāmkhya significa letteralmente «enumerazione», in riferimento ad una delle caratteristiche della scuola, ossia l’enumerazione di 25 principi (tattva). I primi due sono:
(1) purusha, spirito, la pura coscienza; (2) prakriti, materia, la natura primordiale.
Solo questi due primi principi esistono indipendentemente e sono per sempre separati l’uno dall’altra. I restanti 23 principi sono evoluzioni di prakrti. Questi sono, a livello psichico:
(3) intelletto (buddhi); (4) senso dell’io (ahamkara); (5) mente come senso interno (manas).
Seguono i sensi:
(6) udito; (7) tatto; (8) vista; (9) gusto; (10) olfatto.
Seguono le facoltà di azione:
(11) parola; (12) prensione (pāni, letteralmente «mano»); (13) mozione (pāda, letteralmente «piede»); (14) escrezione; (15) procreazione.
Poi, i cinque elementi sottili, oggetto dei sensi:
(16) suono; (17) qualità tangibile; (18) forma-colore; (19) gusto; (20) odore. Infine, i cinque elementi grossi: (21) spazio o etere; (22) vento o aria; (23) fuoco; (24) acqua; (25) terra.
Lo Yoga classico, così come esposto dal filosofo Patañjali, si appropria della metafisica dualista del Sāmkhya, aggiungendo il concetto di Īśvara e differenziandosene non tanto nella dottrina quanto soprattutto nel metodo, ritenendo insufficiente la sola conoscenza metafisica ai fini della liberazione e sostenendo l'importanza di altre discipline psicofisiche le cui origini sembrano essere ancora più antiche. Nella quarta sezione del testo Yoga Sūtra, Kaivalya Pāda (la separazione), il filosofo dà una veste filosofica alla disciplina presentata rifacendosi alla dottrina del Sāmkhya: il samādhi consente finalmente di riconoscere la separazione (kaivalya) fra spirito (purusha) e materia (prakriti). Patañjali coniuga così due fra le tradizioni più antiche del mondo indiano, quella filosofica del Sāmkhya e quella mistica dello Yoga.
Per approfondire l’argomento consiglio la lettura di un interessante articolo di Luca Pinzolo pubblicato sul sito quadernimaterialisti.unimib.it dedicato alla filosofia.
SĀMKHYA-YOGA- Filosofia della natura e teoria dell’azione